Giuseppe Mazzoni

giuseppe mazzoni

Giuseppe Mazzoni (1808-1880) nacque a Prato il 16 dicembre 1808 da nobile famiglia. Iniziò i suoi studi presso il Collegio Cicognini e li continuò a Pisa nel Collegio di S. Caterina.

Biografia

Laurea

In questa città, nel locale Ateneo, conseguì la laurea in legge. Fino da giovanissimo fu molto sensibile all’appello patriottico lanciato da Giuseppe Mazzini, il fondatore della Giovane Italia, verso il quale fu fortemente attratto anche negli anni seguenti, caratterizzati da un’intensa attività politica clandestina a Firenze, dove fino dal 1831 cominciò a lavorare nello studio di un avvocato.

Accademia degli Infecondi

Chiamato a far parte nel 1835 della pratese Accademia degli Infecondi, svolse un’intensa attività di filantropo per poi assumere sempre più importanti iniziative politiche, culminate nei sussulti patriottici del 1848 che lo videro protagonista sia a Prato che a Firenze. Promotore dell’Associazione Nazionale, fu subito a fianco di Atto Vannucci nell’ istituzione de “L’Alba”, contribuendo con il suo impegno a sensibilizzare il paese sui temi fondamentali della libertà e dell’indipendenza nazionale. Nel marzo del ’48, fece parte di una colonna di volontari impegnata a Modena per sostenere l’incendio della rivoluzione, scoppiato dopo la cacciata di Francesco V.

Circolo del popolo

Rientrato a Prato, divenne l’animatore del locale “Circolo del popolo”, un luogo nel quale, come diceva preoccupato Cesare Guasti, “si formava la ribellione tentando di indurre il popolo a non credere nella Camera e nel Principe”. Eletto Deputato al Consiglio Generale nello stesso anno, si impegnò a promuovere il rinnovamento del Paese ed attaccò duramente l’azione del Governo. Sempre nel ’48, fu chiamato a reggere il Ministero di Grazia e Giustizia nel nuovo governo democratico per “qualificare il nuovo Gabinetto”. Eletto ancora deputato nelle successive elezioni, fu acclamato triumviro insieme con Montanelli e Guerrazzi subito dopo la fuga del Granduca (febbraio 1849) e si trovò a reggere le sorti della Toscana nel momento più critico della sua storia. Espose le sue idee nelle sedute della nuova Assemblea, eletta col suffragio universale per dare un nuovo ordinamento alla Toscana, ma che rinunciò presto ad elaborare una propria linea di condotta.

Esilio

Dopo la restaurazione del 12 aprile 1849, non restò a Mazzoni che l’alternativa della fuga: si rifugiò prima a Marsiglia e poi a Parigi, dove passò i primi durissimi mesi di un esilio destinato a protrarsi per ben dieci anni, prima a Parigi, dove lo raggiunse la condanna dell’ “ergastolo a vita” inflittagli al termine di un clamoroso processo celebrato a Firenze contro i membri del decaduto governo provvisorio, e poi, negli ultimi mesi, a Madrid. Nella prima lunga fase del suo esilio, dal 1849 al 1858, svolse un’intensa attività politica mantenendo inalterate le sue idee. Anche dopo che nel ’53 un coro di proteste si levò contro l’avventatezza di una iniziativa di Mazzini, il patriota pratese seppe comunque conservare il proprio equilibrio.

Rientro in Toscana

Ma nel ’58, ormai stanco e sfiduciato, si trasferì a Madrid, dove l’anno seguente l’avrebbe raggiunto la notizia che sarebbe potuto rientrare in patria. Tornato tra qualche perplessità in Toscana, fu candidato democratico nella nuova Assemblea Nazionale. Fu così tra coloro che dichiararono la definitiva decadenza della dinastia austro-lorenese regnante in Toscana. Non ne volle invece sapere di un’unione al Piemonte. Incomincia da questo momento il difficile e aspro confronto del triumviro pratese, al quale l’ammirazione dei conterranei aveva attribuito l’appellativo di “Catone Toscano”, con la nuova realtà che viene gradualmente maturando nel Paese e si concretizza nella creazione di uno stato unito guidato dai moderati. Di qui vengono il suo costante impegno di oppositore nelle proprie azioni politiche, come promotore di lotte operaie, come deputato, come Gran Maestro della Massoneria e come senatore. Di qui, in parte, vengono l’oblio e la dimenticanza che hanno avvolto il suo nome nei decenni successivi e fino ai nostri giorni. Morì a Prato l’11 maggio 1880.